Il contributo tedesco

All’inizio del 1941 i rovesci italiani in Grecia e in Libia avevano spinto i tedeschi ad inviare propri reparti in Mediterraneo per operare su tutti e tre i fronti: aereo, terrestre e marino. Da gennaio e fino a maggio, era stato schierato in Sicilia il X Fliegerkorps (X Corpo Aereo Tedesco), mentre da novembre era giunto sempre in Sicilia il II Fliegerkorps (II C.A.T.) che, pur con organici variabili, sarebbe rimasto fino al termine della guerra. Il contributo aereo tedesco si sarebbe concretizzato nell’attacco alle forze navali britanniche, alle basi navali di Alessandria e di Malta, al traffico marittimo e al canale di Suez mediante la posa di mine.

Sul fronte terrestre l’Afrika Korps era stato schierato in Libia da febbraio mentre dalla fine di settembre anche una componente navale tedesca, soprattutto sottomarina, era stata dislocata in Mediterraneo. Fino all’armistizio italiano avrebbero raggiunto il teatro mediterraneo 49 U-boote: 4 in settembre, 2 in ottobre, 9 in novembre e 11 in dicembre. In seguito, tra il gennaio del 1942 e l’agosto 1943, sarebbero entrati in Mediterraneo altri 23 U-boote. Complessivamente fino all’8 settembre 1943 sarebbero andati perduti 38 U-boote tra quelli operativi nel Mediterraneo. Diversi altri battelli avevano fallito il superamento dello stretto di Gibilterra: alcuni perché affondati nel tentativo, altri perché danneggiati e costretti quindi a tornare indietro.

Modesto era stato invece il contributo delle unità di superficie. Prima dell’armistizio italiano, le unità da guerra di superficie che in Mediterraneo avevano battuto la bandiera navale tedesca si erano limitate a un caccia ex greco (Vassilefs Georgios, denominato dai tedeschi Hermes), tre ex torpediniere francesi (Bombarde, La Pomone e L’Iphigenie) cedute nell’aprile del 1943 dalla Regia Marina, qualche cacciasommergibili (in genere ex pescherecci trasformati), poche navi ausiliarie, alcune squadriglie di motosiluranti (Schnellboote) e di moto-dragamine (Raumboote), un buon numero di motozattere da sbarco (Marinefahrprahme) e di pontoni semoventi (Farhen-Ferries, tra i quali i Siebel-Farhen) e infine, alcuni trasporti militari armati del tipo “Kriegstransport”, meglio conosciuti come “KT”, montati in cantieri italiani.

Aerei e sommergibili tedeschi avevano ottenuto cospicui risultati ai danni del nemico. In particolare, i risultati conseguiti dai sommergibili tedeschi in Mediterraneo erano stati superiori a quelli ottenuti nello stesso teatro bellico dai battelli italiani e pur operando in un arco temporale più breve (dal 09/1941) e in numero minore, avevano affondato oltretutto le maggiori unità da guerra nemiche (corazzata Barham e portaerei Eagle e Ark Royal).

La metà circa di tutte le navi militari e mercantili Alleate complessivamente affondate in Mediterraneo dall’Asse sarebbe stato ottenuto ad opera dei bombardieri della Luftwaffe. L’aeronautica tedesca non credeva nell’uso del siluro contro le navi da guerra, ma solo contro le navi mercantili. Per tutto il 1941 l’aviazione tedesca aveva operato nel Mediterraneo con una sola squadriglia di aerosiluranti e per il resto della guerra con un numero di aerosiluranti molto inferiore rispetto a quello dei bombardieri.

Tabella 2: naviglio Alleato perduto in Mediterraneo dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943.

Elaborazione dei dati da A. Santoni, F. Mattesini “La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo” - Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri” 1980.

Totale navi militari affondate: 266 (63 da italiani e 203 da tedeschi, per un totale di 472.866 tonnellate)

Totale mercantili affondati: 362 (68 da italiani e 294 da tedeschi, per un totale di 1.402.442 tonnellate)