Gli anni Trenta

Nel 1932 nacque la Società Italia-Flotte Riunite, frutto della razionalizzazione del comparto marittimo, resasi necessaria davanti all’impossibilità, da parte dello Stato, di continuare a sovvenzionare sprechi ed errori degli operatori del settore. Nella nuova società confluirono il Lloyd Sabaudo, la Navigazione Generale Italiana, la Cosulich Società Triestina di Navigazione. Nel 1937 queste furono assorbite, insieme a Italia Navigazione, Lloyd Triestino, Adriatica di Navigazione, Tirrenia di Navigazione, nella Finmare, holding finanziaria dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale. Fondato nel gennaio del 1933, auspice il clima di risanamento del tessuto industriale, economico, bancario, finaziario del paese, l’IRI aveva a sua volta rilevato le partecipazioni industriali della Banca Commerciale Italiana, assumendo, contestualmente, il controllo dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico.

Negli anni Trenta il Cantiere di Monfalcone divenne leader europeo nella costruzione di sommergibili, navi mercantili e passeggeri. Fu, questa, l’epoca delle grandi motonavi Neptunia, Oceania, Pilsudski, Batory, Stockholm, nonché della piccola Calitea, motonave mista di 4.013 tsl, a quattro stive, due eliche, sistemazioni per passeggeri di classe, arredamenti eleganti e razionali, concepita per la linea del Levante e del Dodecaneso.

La Neptunia di 19.327 tsl, varata nel 1931, fu consegnata alla Cosulich Società Triestina di Navigazione il 30 settembre del 1932 per i viaggi lungo la rotta del Sud America. Dalla sagoma elegante e slanciata, simile a quella della Saturnia, essa si caratterizzò tuttavia per un’eleganza più sobria oltre che per l’articolazione in due sole classi, Unica e Turistica, pur con il mantenimento di ampi spazi destinati allo svago e al ristoro.

Nell’estate del 1933 la Oceania di 19.403 tsl, ordinata al Cantiere dalla società di navigazione dei Cosulich, compì alcune crociere attraverso il Mediterraneo prima di salpare l’àncora da Trieste diretta a Buenos Aires.

La Pilsudski di 14.923 tsl fu invece realizzata per il trasporto passeggeri fra i porti polacchi e il Nord America. Varata il 19 dicembre del 1934, fu consegnata alla Gydnia America Line di Varsavia il 13 agosto del 1935. Dalla linea elegante, prua leggermente inclinata, poppa tipo incrociatore, presentava sovrastrutture continue sormontate da due fumaioli a sezione elissoidale. La gemella Batory, di pari tonnellate di stazza lorda e identiche caratteristiche tecnico-alberghiere, fu varata il 3 luglio del 1935. Consegnata all’armatore il 18 aprile del 1936, partì per New York il 18 maggio di quell’anno. Tanto la Pilsudski quanto la Batory furono costruite a sèguito di un accordo fra il governo italiano e quello polacco per la fornitura di carbone alle industrie nazionali. E con il carbone le si pagò.

Simbolo degli anni Trenta, con i suoi dieci ponti, prua slanciata, poppa tipo incrociatore, sovrastrutture sormontate da due fumaioli di sezione ellittica, fu la motonave Stockholm, transatlantico di lusso di 28.000 tsl ordinato ai Cantieri Riuniti dell’Adriatico dalla Svenska Amerika Linie di Göteborg per la linea celere fra la Scandinavia e il Nord America. Impostata il 10 aprile del 1937, varata il 29 maggio del 1938, un incendio del 19 dicembre di quell’anno ne demolì sovrastrutture e parte dello scafo. Quanto rimasto dell’opera viva fu arripato sullo scalo perché si procedesse ai lavori di ristrutturazione. L’unità fu varata, in forma strettamente privata, il 10 marzo del 1940. Nonostante l’ingresso dell’Italia in guerra, ciò non ne ostacolò l’allestimento. Nel giugno del 1941 scese in mare dalle parti di Fiume. Inviata a Venezia, fu sottoposta ad alcuni interventi alla carena. Rifiutata in tempo di guerra dal primo armatore, fu acquistata dalla Italia Società Anonima di Navigazione di Genova, che la ribattezzò con il nome di Sabaudia. Dopo l’8 settembre del 1943 fu trasferita dall’occupante tedesco nel Vallone di Zaule, dove affondò, colpita da aerei inglesi, il 6 luglio del 1944. La Stockholm poi Sabaudia fu per gli anni Trenta quello che la Saturnia e la Vulcania erano state per gli anni Venti, esempio di eleganza, innovazione, ricerca continua di potenza. Era stata progettata con sovrastrutture in acciaio ad alta resistenza tanto da rendere necessario l’impiego della saldatura elettrica in luogo della tradizionale chiodatura, con tre motori di propulsione tipo CRDA-Sulzer perché agissero su tre eliche, nonché, elemento di novità, con impianto d’aria condizionata per il sollievo dei passeggeri.

Articolo di «Diacronie. Studi di Storia Contemporanea»[1] N° 12, 4| 2012 - Sulle tracce delle idee; pubblicato sotto Licenza Creative Commons (CC BY-NC-ND 2.5), riprodotto secondo le indicazioni dell’Editor ovvero “a patto di citarne l’autore e la fonte originaria, di non modificarne i contenuti e di non usarli per fini commerciali. La citazione di estratti è comunque sempre autorizzata, nei limiti previsti dalla legge”.

di Stefania Elena Carnemolla