Dall’Istruttoria della Capitaneria di porto di Napoli

Dall'istruttoria fatta presso la Capitaneria di porto di NAPOLI e dal Comando Marina del Basso Tirreno risultarono due relazioni sugli interrogatori fatti al comandante della nave Salvatore DONATO ed al responsabile militare Reginaldo SCARPA.

il comandante Salvatore DONATO

Durante l'interrogatorio il comandante DONATO rispose:

«Siamo partiti da BISERTA alle ore 07.30 del 9 gennaio 1943 XX vuoti di carico. Sono sempre rimasto sul ponte di comando di giorno e di notte per fronteggiare qualsiasi emergenza. Anche il comandante militare era con me e mi forniva le istruzioni sulle rotte da seguire, segnalate dal capo convoglio.

Alle 04.59 del 10 gennaio il 3° Ufficiale verificò la posizione della nave, con i rilevamenti di Punta Carena e Capo Imperatore, che risultò spostata dalla rotta tracciata di circa 2 miglia a sinistra e stavamo governando per 39 gradi. Riferii la situazione al sig. Scarpa. Con tale rotta abbiamo continuato ancora per pochi minuti e poi dal capo convoglio, C. T. GRANATIERE ci venne impartita la disposizione, a mezzo radio segnalatore, di disporci in linea di fila e cioè sulla scia dell'ANKARA (piroscafo germanico con cui avevamo navigato dalla partenza in linea di fronte scortati, fino all'imbocco del golfo di NAPOLI da altri due C.T. il GIOBERTI ed il PIGAFETTA). Ho fatto allora diminuire la velocità e mi sono accodato. Sempre a mezzo radio ci fu segnalato successivamente di seguire rotta 30° e poi 25°. Con quest'ultima rotta abbiamo navigato per circa 20 minuti.

Alle 05.10 ho sentito il radiotelegrafista comunicare per telefono, al comandante militare che il C.T. aveva segnalato di essere in rotta 88°. Il sig. SCARPA riceveva personalmente le comunicazioni telefoniche. Successivamente anche l'ANKARA ricevette l'ordine di assumere rotta 88°. Allora ho controllato le rotte di sicurezza, tracciate sulla carta nautica, durante la notte ed ho fatto osservare al sig. SCARPA che seguendo l'ANKARA con rotta 25 eravamo fuori rotta, il quale mi rispose che forse si doveva fare rotta diretta su Napoli attraversando il golfo e di regolarmi per stare in scia della nave che ci precedeva.

Alle 5.25 circa l'ANKARA iniziò ad accostare a dritta e a mano a mano che si seguiva la scia anche la CALINO accostava. Ricordo che eravamo giunti a 70° in accostata continua quando si verificò una forte esplosione proprio sotto il ponte di comando, accompagnata dalla rottura di tutti i cristalli della timoneria e sbandamento rapido dello scafo a sinistra. Ordinai l'immediato arresto delle macchine. Quando cessò la caduta di rottami provenienti dal ponte di coperta vicino a me non c'era più nessuno. Uscito sull'aletta di dritta vidi tutto l'equipaggio già intento alla manovra di ammainata delle lance. Con il direttore di macchina, che nel frattempo mi aveva raggiunto, mi sono allora diretto verso la lancia di servizio posta sul cassero dei verricelli, tra le stive tre e quattro e che siamo poi riusciti ad ammainare, dopo essermi assicurato che a bordo non vi fosse rimasto più nessuno. Date le condizioni del tempo abbiamo dovuto scostare subito e rimanere alla cappa con due remi.

Alle 09.55 si è avvicinato un motoscafo della R. Marina che ci ha preso a rimorchio fino a CAPRI, malgrado io avessi chiesto di essere portato verso la CALINO.

Poi verso le 15 un MAS ci ha portato a Napoli, dove siamo sbarcati al molo Radice e dove un'ambulanza ha prelevato i feriti per portarli all'ospedale. Tutti gli altri, una trentina, sono stati fatti salire su di un camion e portati al Distaccamento della Marina. Mentre il sottoscritto assieme al sig. SCARPA, siamo saliti su un'autovettura militare e condotti presso il Comando in Capo, dove abbiamo trovato i comandanti dei C.T. GRANATIERE e GIOBERTI che già stavano esponendo l'accaduto e dove ho appreso che la CALINO è affondata alle 11.28 a circa 3 miglia a N.E. di Capri.»

La deposizione del Tenente di vascello Reginaldo SCARPA ricalcò in buona sostanza la testimonianza del comandante anche se assunse un accento diverso circa la responsabilità dell'incidente:

«Fatalità vuole che per la seconda volta debba rispondere su di un incidente di mare che, contro la mia volontà, mi conduce ad esporre i fatti sui quali ritengo di aver agito come l'arte marinara insegna. Dal sommario interrogatorio condotto ieri sera 10 gennaio, ho compreso che da parte del comandante Capo scorta si cerca di addossare su di me una responsabilità che non ho. Ma quando anche così fosse chiedo perché, chi notò che ci si stava dirigendo verso il pericolo di un campo minato, del quale ignoravo l'esistenza in quanto ignorato nelle istruzioni impartitemi, non ha inviato i segnali di emergenza verdi oppure, segnalato, con lampi di luce, l'ordine di accostare immediatamente a dritta?»

Il Tenente di vascello Reginaldo SCARPA