Saturnia e Vulcania, due gioielli degli anni Venti

Vi è la firma dell’architetto Arduino Berlam e Nicolò Costanzi, carenista, designer d’esterni, abile pianificatore di spazi interni, sulla Saturnia e la Vulcania, due motonavi passeggeri ordinate al Cantiere dai Cosulich prima ancora che traversie societarie e problemi finanziari intervenissero sulle loro vicende imprenditoriali. La Saturnia compì il suo viaggio inaugurale il 21 settembre del 1927, diretta a Buenos Aires (sua madrina di varo, il 29 dicembre del 1925, fu la Principessa Giovanna di Savoia), la Vulcania, il 19 dicembre del 1928, destinazione New York.

Tradizione vuole che in vista della realizzazione della Saturnia, Costanzi, futuro capo dell’Ufficio Tecnico del Cantiere, raggiungesse l’Inghilterra su invito dei Cosulich per acquisire la necessaria esperienza. Probabile, invece, vi arrivasse con i rotoli dei bozzetti sottobraccio. Benché la Saturnia e la Vulcania finissero col presentare elementi tradizionali tipicamente inglesi tanto nello scafo quanto nei castelli dei ponti, esse risentirono della mano sperimentatrice di Costanzi. Delle due unità, dalla poppa ellittica, prua leggermente inclinata in avanti, i due alberi perpendicolari, si concentrò soprattutto sul cassero centrale, a quattro ponti, sovrastato da un solo fumaiolo basso e largo di forma troncoconica. Ciò influì sulla loro sagoma, secondo un sistema compositivo destinato a fungere da archetipo di riferimento per le costruzioni passeggeri italiane del secondo dopoguerra. L’aggiornamento riguardò anche le carene, attraverso l’adozione del cutaway on the forefoot e dello overhang. Costanzi procedette, cioè, a un rialzo della parte anteriore della chiglia verso prua in modo da facilitare la penetrazione dello scafo nel mezzo liquido grazie alla diminuzione della superficie bagnata dell’opera viva, quindi a un allungamento a guisa di pinna a poppavia all’altezza delle linee d’acqua, secondo una soluzione comune ai più veloci transatlantici inglesi.

L’apparato motore, costruito dalla Fabbrica Macchine Sant’Andrea dello Stabilimento Tecnico Triestino, comprendeva, oltre agli ausiliari e alla centrale Diesel elettrica, due motori di propulsione a combustione interna tipo Burmeister & Wain capaci di assicurare una velocità di crociera di 20 nodi.

La Prima Classe fu progettata per poter accogliere ampi e lussuosi saloni, passeggiate coperte e all’aperto, una grande piscina coperta con lido e servizi, cabine con veranda esterna complete di servizi igienici privati. Più sobrio, benché decoroso, l’arredamento delle altre classi, a loro volta vivacizzate da sale di ritrovo e passeggiate all’aperto.

Articolo di «Diacronie. Studi di Storia Contemporanea»[1] N° 12, 4| 2012 - Sulle tracce delle idee; pubblicato sotto Licenza Creative Commons (CC BY-NC-ND 2.5), riprodotto secondo le indicazioni dell’Editor ovvero “a patto di citarne l’autore e la fonte originaria, di non modificarne i contenuti e di non usarli per fini commerciali. La citazione di estratti è comunque sempre autorizzata, nei limiti previsti dalla legge”.

di Stefania Elena Carnemolla