Una breve cronologia

La nave a durante le prove di macchina svolte al largo di Trieste, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia (per gentile concessione: Piergiorgio Farisato via www.naviearmatori.net)

La Calino fotografata forse durante i lavori di conversione in trasporto truppe (g.c. Giacomo Toccafondi)

1° febbraio 1939

Impostata nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (costruzione numero 1241).

12 agosto 1939

Varata nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.

26 maggio 1940

Completata per la Società Anonima di Navigazione Adriatica, con sede a Venezia, verrà lasciata in disarmo nel porto di Venezia sino alla prima decade di ottobre 1940. Avrebbe dovuto prestare servizio sulla linea n. 42 Venezia-Dalmazia-Albania.

10 ottobre 1940

Requisita dalla Regia Marina a Venezia (senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato) e trasferita a Napoli. Riceve il nome in codice «Cercato».

5 novembre 1940

Lascia Napoli in convoglio per la prima missione di guerra.

7 novembre 1940

Raggiunge Tripoli e, successivamente, Bengasi e Tobruk.

1° dicembre 1940

Parte da Napoli con 1170 tonnellate di fusti di benzina e materiali della Regia Marina e della Regia Aeronautica (cemento, reticolati e mitragliatrici richieste dal governatore del Dodecaneso Cesare De Vecchi nell’estate precedente), oltre ad alcuni militari, diretta nel Dodecaneso. Data la situazione dell’arcipelago, circondato da possedimenti nemici ed in acque controllate dalle Marine britannica e greca, la Calino – il cui viaggio è coperto da massima segretezza – viaggia isolata, senza scorta (tranne che per alcuni caccia italiani inviati da Lero l’ultimo giorno di navigazione) ed a tutta velocità, quasi esclusivamente di notte, in modo da eludere la sorveglianza nemica e ridurre le possibilità di essere intercettata. La motonave giunge a Portolago (Lero) il 6 dicembre, accolta festosamente, come violatrice di blocco, dalla popolazione locale, essendo una delle pochissime navi giunte nel Dodecaneso con rifornimenti (la gente crede che la nave trasporti anche provviste, che in realtà arriveranno solo a fine mese con l’incrociatore ausiliario RAMB III) dall’inizio della guerra.

La Calino fotografata in navigazione (g.c. Giacomo Toccafondi)

La Calino ormeggiata nella baia di Parthenis (Grecia) - foto del marinaio Galleno Giobatta - (g.c. Gianni Calli)

Dicembre 1940

La Calino rientra in Italia. In seguito, compirà molti altri viaggi di collegamento tra l’Italia e Rodi, trasportando carburante, vettovaglie e personale militare all’andata, e talvolta prigionieri al ritorno.



<< OMISSIS>>

Effettua altri due viaggi in Libia.

3 febbraio 1941

La Calino, in partenza da Bengasi e diretta a Derna con la scorta della torpediniera Giuseppe La Farina, viene avvistata alle 7.35 dal sommergibile britannico Truant (CC Haggard) mentre procede su rotta 035°. Alle 7.45 la motonave accosta assumendo rotta 095°, e poco più tardi (quando la distanza con il Truant si è ridotta a meno di 2300 metri) accosta di nuovo per imboccare il canale dragato, mentre la preparazione del sommergibile all’attacco viene ostacolata dal passaggio di una nave ospedale, per far passare la quale il Truant deve rallentare (la nave ospedale passa poi tra Truant e Calino alterando la distanza calcolata per il lancio dei siluri). Una volta che la nave ospedale si è allontanata, il Truant lancia tre siluri, nel punto 32°18' N e 19°51' E (a nordovest di Bengasi), contro la Calino, senza però aver avuto modo di capire con il sonar di quanto la motonave abbia rallentato, a causa del rumore prodotto dalla nave ospedale. Tutti i siluri mancano il bersaglio, passandogli a proravia (la motonave ne avvista, ed evita, due).

4 febbraio 1941

La Calino arriva a Derna alle otto del mattino.

5-7 febbraio 1941

Compie un viaggio in convoglio da Tripoli a Palermo, scortata da varie unità tra cui l’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere. Il 5 febbraio, al largo delle isole Kerkennah, la Calino viene mancata dai siluri lanciati contro di essa dal sommergibile britannico Upright (TV E. D. Norman).

Febbraio 1941

Nuovo viaggio con rifornimenti nel Dodecaneso ancora isolato.

19 maggio 1941

Inizia a prestare servizio sulla rotta Bari-Patrasso-Pireo-Salonicco-Rodi-Lero-Brindisi, trasportando truppe e rifornimenti per le isole dell’Egeo (che ora, a seguito dell’occupazione della Grecia, possono essere raggiunte con maggior sicurezza e facilità).

1° giugno 1941

La Calino, in convoglio con le navi cisterna Strombo, Dora C. ed Annarella e con la scorta delle torpediniere Castelfidardo e Calatafimi, arriva al Pireo alle otto del mattino dopo aver attraversato il Canale di Corinto.

2 giugno 1941

La Calino, ripartita dal Pireo, si aggrega nuovamente al convoglio delle tre petroliere, che sono partite in precedenza senza di lei, poi se ne separa di nuovo per raggiungere Salonicco (le navi cisterna sono invece dirette in Mar Nero).

4 giugno 1941

Lascia Salonicco e raggiunge Rodi e Lero con rifornimenti per il Dodecaneso.

7 giugno 1941

Altro viaggio con rifornimenti da Salonicco a Rodi.

19 giugno 1941

Lascia Lero e raggiunge dapprima il Pireo e poi Brindisi.

30 giugno 1941

Riparte da Brindisi e, dopo aver fatto scalo a Patrasso, arriva a Rodi con rifornimenti.

3 luglio 1941

Salpa da Corinto e raggiunge Rodi trasportando rifornimenti.

14 settembre 1941

Compie un viaggio da Patrasso a Brindisi insieme alla motonave Calitea, con la scorta della vecchia torpediniera Francesco Stocco.

24 ottobre 1941

La Calino salpa da Brindisi diretta a Patrasso, in convoglio con la Calitea e sotto la scorta del vecchio cacciatorpediniere Augusto Riboty.

25 ottobre 1941

Alle 6.18 il convoglio, che procede in linea di fila, viene avvistato nel punto 38°24’ N e 20°13’ E (al largo della costa occidentale greca) dal sommergibile britannico Trusty (capitano di corvetta W. D. A. King), a 4600 iarde su rilevamento 351°. Il Trusty lancia due salve di tre siluri ciascuna, una contro la Calino e l’altra contro la Calitea, ma nessuna delle armi va a segno, e dopo otto minuti il Riboty risponde con un pacchetto di bombe di profondità. Dopo essere tornato a quota periscopica per osservare il risultato dei lanci (ritenendo, a torto, di aver affondato una nave), il Trusty s’immerge in profondità per ricaricare i tubi, mentre il Riboty lancia infruttuosamente altre 14 cariche di profondità. (Le esplosioni delle bombe di profondità sono menzionate dal rapporto del sommergibile; per altra fonte, l’attacco del Trusty non viene nemmeno notato).

Grafico indicativo dei campi minati dell'Adriatico. Foglio N° 1 dal Po di Volano a Fano. Dalla carta inglese N° 200 del 1° Sett. 1945

La nave in bacino di carenaggio, forse dopo la collisione con la Giuseppe Miraglia (g.c. Giacomo Toccafondi)

1942

Se ne prevede l’assegnazione alla Forza Navale Speciale, quale trasporto, per l’operazione «C. 3» (lo sbarco a Malta), che tuttavia non sarà mai effettuata.

4 gennaio 1942

Lascia Brindisi in serata alla volta di Patrasso, scortata dall’incrociatore ausiliario Città di Palermo.

5 gennaio 1942

Il 4 Gennaio del 42[1], la nave era salpata dal porto di Brindisi con il favore del buio, scortata dall’Incr. Città di Palermo con destinazione porto di Patrasso. L’indomani, qualche minuto prima delle 08.00, a circa 3 mg da C° Ducato, le navi avevano accostato sulla rotta di sicurezza fra le isole di Cefalonia e Santa Maura. In quelle stesse acque, a dispetto dei campi di mine, il sommergibile inglese HMS Proteus[2] era in agguato in attesa di prede. Mentre le due navi procedevano sulla rotta stabilita, gran parte dell’equipaggio era impegnata, data l’ora, a consumare la prima colazione nei ponti inferiori ed in cerca di un po’ di tepore a causa del freddo intenso. La scia del primo siluro inglese fu avvistata con notevole ritardo e quindi, l’immediato ordine di accostata impartito dal Comandante, C.F. Ogno, non avrebbe potuto avere un immediato effetto evolutivo. Difatti la nave venne colpita e prese ad imbarcare acqua immediatamente sbandando pesantemente sul lato dritto. Attimi dopo, giunse a segno anche il secondo siluro a completare le devastazioni già prodotte dal primo, creando ancor più scompiglio. I primi a raggiungere le lance di salvataggio, furono i membri dell’equipaggio che erano già sul ponte di coperta o nei carruggetti esterni , mentre la maggior parte era rimasta intrappolata dabbasso, impossibilitata ad accedere alle porte stagne. Quelli che furono in grado di mettersi in salvo, lo fecero con ordine e disciplina fedeli agli ordini del Comandante Ogno che rimase a bordo fino all’ultimo. Quando si decise a saltare in mare, lo scafo stava già scomparendo sotto i flutti e l’immenso gorgo generatosi lo ghermì trascinandolo sott’acqua. Vigorose bracciate riuscirono a riportarlo i n superficie nel mezzo di una larga chiazza di nafta e detriti d’ogni genere ; la temperatura dell’acqua era estremamente bassa data la stagione e causò la morte per assideramento di quanti s’erano tuffati in acqua senza poter trovare posto sulle scialuppe. In soli 6 minuti la Città di Palermo scomparve sotto le onde mentre la M/n Calino manovrava per disimpegnarsi dalla zona e lanciava all’etere il messaggio di soccorso. Nelle operazioni di salvataggio furono interessate molte unità navali, ma alla resa dei conti almeno la metà dell’equipaggio mancava all’appello, e fra questi il RadioTelegrafista Antonino FORNERIS, classe 1921, nato a Borgo San Dalmazzo.

12 gennaio 1942

La Calino (comandante militare TV Nunzio Lo Faso) imbarca a Rodi 140 donne, 9 bambini e 51 malati, tutti ebrei dell’Europa centrale ed orientale (polacchi, tedeschi, slovacchi, cechi, ungheresi) naufraghi del Penthco, un vecchio e malandato piroscafo a ruote bulgaro incagliatosi e poi naufragato sull’isolotto di Kamila Nisi il 9 ottobre 1940, durante un travagliato viaggio da Bratislava alla Palestina con ben 520 persone, tra cui 512 ebrei, stipate a bordo in condizioni precarie. I naufraghi del Penthco erano stati avvistati da aerei italiani, recuperati e trasportati a Rodi già pochi giorni dopo il naufragio, e da allora erano vissuti sull’isola, dapprima in una tendopoli e poi in una caserma, risentendo però della scarsità di viveri disponibili nel Dodecaneso.

13 gennaio 1942

Alle 3.50 la Calino (che è al suo tredicesimo viaggio di collegamento con il Dodecaneso) lascia Rodi scortata dal cacciatorpediniere Francesco Crispi, con i 200 passeggeri ebrei da portare in Italia. Alle 9.45 dello stesso giorno la motonave arriva a Lero.

27 gennaio 1942

Lascia Lero alle 22.45 alla volta del Pireo.

28 gennaio 1942

Arriva al Pireo alle 12.13.

29 gennaio 1942

Riparte dal Pireo alle 13, diretta a Patrasso.

30 gennaio 1942

Giunge a Patrasso alle 11.35, e, pur avendo ancora a bordo i 200 ebrei, viene temporaneamente adibita ad alcuni viaggi per il trasferimento di personale e materiali per conto del Comando Militare Marittimo della Morea (Marimorea).

10 febbraio 1942

Lascia Patrasso alle 16.50.

11 febbraio 1942

Arriva a Bari alle 13.20. Durante il lunghissimo viaggio da Rodi una delle passeggere, Belly Ehilich[3], dà alla luce un bambino, cui darà il nome di Benito. I 200 ebrei trasportati dalla Calino verranno internati l’indomani nei campi di concentramento di Alberobello e Gioia del Colle, vicino a Bari (gli uomini, rimasti a Rodi, vi giungeranno più tardi con il piroscafo Vesta)

11 maggio 1942

Compie un viaggio da Patrasso a Bari scortata dalla torpediniera Stocco e dall’incrociatore ausiliario Brioni.

Maggio 1942

Viene verniciata con colorazione mimetica secondo lo schema «3 A» modificato per navi mercantili.

7 luglio 1942

Nuovo viaggio da Patrasso a Bari, scortata dalla Stocco. Prosegue poi per Rodi.


16 luglio 1942

Viaggio da Bari a Patrasso con la scorta dell’anziana torpediniera Giacomo Medici. Prosegue poi alla volta di Rodi.

La motonave con la colorazione mimetica (g.c. STORIA militare)

La Calino in partenza dal Pireo il 6 settembre 1942, diretta a Lero con la scorta del cacciatorpediniere Sella.
(foto Aldo Fraccaroli, via
www.betasom.it)

Rapporto di missione del 12 dicembre 1942

Rapporto segreto di missione del 12 dicembre 1942

4 ottobre 1942

Altro viaggio da Patrasso a Bari, scortata dalla torpediniera Angelo Bassini e dal cacciatorpediniere Augusto Riboty.

21 ottobre 1942

La Calino lascia Bari diretta a Patrasso, con la scorta della torpediniera Antonio Mosto e di due aerei.

22 ottobre 1942

Alle 10 (ora di bordo del Sahib) la Calino viene avvistata nel punto 38°46’ N e 20°04’ E, a 25 miglia per 295° da Capo Dukato, dal sommergibile britannico Sahib (tenente di vascello J. H. Bromage), a 5500 metri di distanza. Alle 10.21 (11.20 ora italiana) il Sahib lancia quattro siluri, da 3900 metri, contro la Calino. Alle 11.23 (ora italiana) la Mosto stessa viene mancata da un siluro, ed avverte subito la motonave di iniziare manovre evasive: la Calino riesce infatti ad evitare i quattro siluri, nel punto 38°45’ N e 20°05’ E (oppure, a seconda delle fonti, 39°35’ N e 19°13’ E, 38°42’ N e 20°11’ E). Un aereo della scorta, un CANT Z. 506 pilotato dal guardiamarina Budini, si abbassa, mitraglia il punto in cui approssimativamente si trova il sommergibile (per indicarlo alla Mosto) e sgancia due cariche di profondità, ed alle 11.31 la Mosto getta due bombe di profondità regolate per 50 e 75 metri di profondità, seguite alle 11.36 da altre due regolate per 100 metri. Il Sahib non viene danneggiato (le bombe esplodono lontane), ed il convoglio si ricompone e prosegue nella navigazione.

24 novembre 1942

Compie l’ultimo dei suoi 17 viaggi di rifornimento in Egeo.

27 novembre 1942

In uscita da Taranto, la Calino, a causa di forti raffiche di vento, entra in collisione con la portaidrovolanti Giuseppe Miraglia. La motonave subisce l’accartocciamento di una pala dell’elica sinistra, nessun danno serio.

Dicembre 1942

Assegnata alle rotte per la Tunisia.

7 dicembre 1942

Salpa da Palermo carica di truppe e rifornimenti, raggiungendo Biserta.

19 dicembre 1942

Secondo viaggio da Palermo a Biserta con truppe e rifornimenti.

2-3 gennaio 1943

La Calino, ormeggiata nel porto di Palermo, viene scelta tra gli obiettivi principali dell’attacco da parte di cinque “chariots” britannici (mezzi d’assalto copiati dagli SLC italani) penetrati nel porto dopo l’avvicinamento da parte dei sommergibili Trooper e Thunderbolt (operazione «Principal»). La Calino è stata assegnata al chariot XIX del tenente di vascello Cook, ma questi, nel superare le ostruzioni subacquee, si lacera la muta ed annega, dopo di che il suo “secondo”, marinaio Worthy, autodistrugge il chariot e raggiunge la riva, per poi essere catturato dopo poche ore.

La Calino rimane così indenne. L’attacco britannico porta all’affondamento dell’incrociatore leggero Ulpio Traiano, in costruzione, ed al danneggiamento della motonave Viminale.

5 gennaio 1943

Lascia Palermo diretta a Biserta per la terza missione di rifornimento.


10 gennaio 1943

Affondamento a largo di Capri


La Calino attraversa il Canale di Corinto con l’aiuto di un rimorchiatore, verosimilmente nel 1942 (da www.betasom.it)

Note:

[1] Tratto da https://web.archive.org/web/20131117132331/http://www.amicidisalsomaggiore.it/Articolo200704_005.htm :

Era il 4 gennaio 1942, in piena guerra mondiale. Alle 9 di sera il tenente cappellano Don Alberto Carozza si imbarcava sulla motonave "Città di Palermo", carica di truppe e diretta alle isole Egee. Il giorno dopo, già in vista del porto di Patrasso, quando ormai pareva superato il pericolo di attacco da parte dei sommergibili nemici, la nave fu d'improvviso colpita da due siluri in rapida successione: ci fu uno schianto tremendo seguito da un cupo boato. Un brivido di sorpresa e di angoscia, poi il segnale ordinava di abbandonare la nave, che stava affondando. Il catanese Carmelo Giustolisi, che faceva parte dell'equipaggio della nave, (uno dei 60 superstiti su un totale di 981 militari imbarcati) così rievocava quella tragedia: "Uno spettacolo indescrivibile si presentò ai miei occhi. La nave sbandava, la prua era quasi del tutto sommersa. Presi dal panico, numerosi soldati, troppi, saltavano sulle scialuppe di salvataggio ribaltando in mare coloro che vi erano saliti. Prima di tuffarmi, vidi il Cappellano militare che raccomandava tutti alla calma mentre aiutava a mettere in mare le scialuppe." Continuava il suo racconto Carmelo Giustolisi, che restò per nove ore in mare, aggrappato ad un relitto, prima di essere salvato: "E mentre la nave affondava, Don Alberto Carozza respingeva l'invito a porsi in salvo e donava il suo salvagente ad un soldato che ne era sprovvisto. Restò così fino alla fine, pregando con i suoi soldati." La testimonianza di Giustolisi e di altri superstiti è ripresa nella motivazione della medaglia d'argento che fu assegnata a Don Alberto Carozza proprio il 5 gennaio 1942, nel mare di Brindisi. Nell'autunno dello stesso anno, con grande tempestività, la comunità salsese intitolava al suo eroe soldato la Scuola Media, che proprio in quel tempo veniva fondata.

Ore 07.40 - Proprio mentre si stava facendo luce ho sentito HE orientarsi a 300.

Ore 07.41 - Avvistati due mercantili sulla stessa rotta. La portata era di 7000 iarde. La rotta del nemico era di 140. Attacco iniziato. Le navi erano considerate moderne navi passeggeri di circa 8000 tonnellate.

Ore 07.56 - Lanciati due siluri di poppa da 600 yard. Entrambi hanno colpito. La nave prese immediatamente una pesante lista a dritta e girò verso le estremità del raggio.

Ore 08.02 ore - L'obiettivo è stato visto affondare.

[2] Dal diario di bordo della HMS Proteus (Lt.Cdr. PS Francis, RN) silurò e affondò l'incrociatore mercantile armato italiano Città di Palermo (5413 TSL, costruito 1930) al largo di Capo Dukato, Grecia in posizione 38 ° 33'N, 20 ° 36 ' E. stava scortando Calino da Brindisi a Patrasso. Immediatamente sono stati organizzati i soccorsi e sono stati diretti sul posto la torpediniera Montanari, la petroliera Sesia e il piroscafo Tergeste. Ma del suo equipaggio di 150 e 600 soldati a bordo solo 300 furono salvati. (Tutti gli orari sono zona -2)

[3] MANZARI GIULIANO, Il salvataggio di naufraghi ebrei nelle isole italiane dell’egeo (1939-1942) - l’avventura del Pentcho.

Tratto ed aggiornato dal

Blog "Con la pelle appesa al chiodo"