L'analisi della Società di Navigazione del Gruppo "Finmare" nel periodo bellico e post-bellico della Seconda guerra mondiale offre uno spaccato significativo sulle difficoltà affrontate dalla marina mercantile italiana e sul suo processo di ricostruzione dopo il conflitto. Attraverso i dati raccolti dai documenti trascritti, possiamo evidenziare i sacrifici subiti dalle flotte italiane e confrontare le loro esperienze con quelle di altre nazioni.
Le flotte del Gruppo "Finmare", che comprendevano le società Italia, Lloyd Triestino, Adriatica e Tirrenia, subirono perdite devastanti durante il conflitto. Il sacrificio imposto dalla guerra si riflette chiaramente nel confronto tra la consistenza della flotta nel 1939 e quella al termine della guerra nel 1945:
Il drastico ridimensionamento delle flotte del Gruppo "Finmare" si allinea con le difficoltà generali affrontate dalle marine mercantili europee durante la Seconda guerra mondiale. Tuttavia, l'Italia subì perdite particolarmente gravi rispetto ad altre nazioni.
Gran Bretagna e Domini: Anche il Regno Unito subì perdite significative a causa degli attacchi tedeschi sui convogli e dei raid sottomarini. Tuttavia, la Gran Bretagna riuscì a mantenere una capacità costruttiva superiore e un'industria navale più solida, garantendo la ricostruzione delle flotte subito dopo la guerra.
Francia: La Francia, simile all'Italia, subì gravi perdite durante il conflitto, soprattutto a causa dell'occupazione tedesca e della perdita di accesso ai cantieri navali.
Stati Uniti: Gli Stati Uniti, pur avendo subito perdite significative durante il conflitto, riuscirono a mantenere una capacità di costruzione navale incomparabile grazie al vasto programma di costruzione di navi Liberty e Victory. Questo permise loro di rimpiazzare le perdite subite in maniera molto più rapida rispetto all'Italia e ad altre nazioni europee.
Dopo la guerra, le flotte del Gruppo "Finmare" iniziarono un lento ma significativo processo di ricostruzione. I dati mostrano che, già nel 1946, il numero di navi era aumentato a 22, con una stazza lorda complessiva di 126.137 tonnellate, e il trend continuò negli anni successivi:
Questi numeri riflettono la volontà del governo italiano di sostenere la ripresa della marina mercantile attraverso il finanziamento di nuove costruzioni e il supporto ai cantieri. In particolare, si evidenzia il ruolo delle provvidenze del Governo italiano e del G.M.A. (Gestione del Materiale Aeronautico), che supportarono lo sviluppo dei cantieri triestini, finanziando la costruzione di un complesso di 21 unità per 210.000 tonnellate lorde.
Nel confronto con altre nazioni, l'Italia mostrò una certa lentezza nella ricostruzione rispetto a potenze come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Gli Stati Uniti, grazie al vasto programma di costruzione delle navi Liberty e Victory, non solo riuscirono a sostituire rapidamente le navi perdute, ma ampliarono anche la loro flotta, assicurandosi un ruolo di leader nei traffici marittimi mondiali.
La Gran Bretagna, pur avendo perso molte navi durante il conflitto, riuscì a ristabilire la propria posizione dominante nel settore marittimo, con un rapido ritorno alla normalità. Le nazioni nordiche, come la Norvegia e la Svezia, anch'esse duramente colpite, ripresero velocemente grazie alla loro moderna industria cantieristica e alla partecipazione attiva nel commercio internazionale.
L'analisi dei dati evidenzia che la Società di Navigazione del Gruppo "Finmare" e, più in generale, la marina mercantile italiana, furono tra le più colpite dalla Seconda guerra mondiale, con perdite che sfiorarono il 92% del tonnellaggio prebellico. Tuttavia, il periodo post-bellico segnò un significativo recupero grazie agli sforzi del governo e al sostegno dell'industria cantieristica nazionale.
La ricostruzione avvenne in un contesto globale in cui altre nazioni, in particolare gli Stati Uniti e il Regno Unito, riuscirono a rimettere in piedi le proprie flotte in tempi più rapidi. Questo ritardo costituì un pregiudizio per l'Italia nel reinserirsi nei traffici marittimi internazionali, anche se l'attività delle flotte del Gruppo "Finmare" evidenziò progressi costanti fino alla fine degli anni Quaranta.