La prima battaglia dei convogli

Dal principio della guerra fino a tutto marzo 1941 le perdite di navi mercantili italiane nel Mediterraneo centrale erano state talmente esigue da non incidere praticamente affatto sul volume dei traffici di rifornimento verso la Libia.

In circa dieci mesi di guerra era stato trasportato in Libia tutto ciò che era stato voluto, compresa l’intera Afrika Korps. Il limite ai quantitativi di uomini e materiali trasportati era stato dovuto non al contrasto nemico, limitato e ben contenuto, ma alle difficoltà talvolta incontrate nell’accentramento nei porti di partenza degli uomini e dei materiali, alla insufficiente ricettività dei porti libici e al fatto che fino ai primi mesi del 1941 l’attività bellica in Libia non aveva ancora avuto gli sviluppi operativi che avrebbe avuto in seguito.

La difficile situazione in cui si erano trovate alla fine del 1940 le Forze Armate italiane in Africa, in Grecia e sul mare aveva richiesto l’aiuto dei tedeschi, attuatosi con l’arrivo dell’Afrika Korps e del X Corpo Aereo tedesco. Quest’ultimo avrebbe contrastato efficacemente la supremazia acquisita dalla Royal Navy con i successi ottenuti a Taranto (novembre 1940) e a Matapan (marzo 1941).

Dopo la controffensiva (marzo-aprile) italo-tedesca sino al passo di Halfaya, sul confine libico-egiziano, le operazioni dell’Asse in Mediterraneo avevano conosciuto un periodo di stasi, per il distoglimento verso i Balcani e verso l’URSS degli interessi e delle forze tedesche.

Invece, l’aumento dei traffici italiani e la pericolosità manifestata dall’Afrika Korps avevano spinto i britannici a rinforzare la componente aero-navale di Malta per contrastare più efficacemente i rifornimenti alla Libia. Malgrado ciò le perdite italiane di naviglio mercantile non avevano raggiunto punte rilevanti, anche se si registravano gravi insuccessi, come la distruzione nel Canale di Sicilia, nella notte sul 16 aprile, del convoglio “Tarigo”, composto da cinque trasporti e da tre cacciatorpediniere di scorta. I danni limitati erano anche dovuti alle gravi perdite accusate a fine maggio dalla Mediterranean Fleet, durante le drammatiche giornate dell’evacuazione di Creta. Sarebbero rimaste indenni solo due corazzate e tre incrociatori. Il siluramento della Formidable, in particolare, avrebbe privato di portaerei la squadra di Alessandria fino all’armistizio italiano. Anche i destroyer[1], dislocati a Malta da aprile, sarebbero stati duramente falcidiati nelle acque di Creta e le unità scampate non sarebbero più ritornate sull’isola.

Nel periodo giugno-dicembre 1941 il rafforzamento dei britannici nel Mediterraneo non aveva però avuto rallentamenti. Malta era stata opportunamente rinforzata sia con i convogli, provenienti solo da Gibilterra, di fine luglio (operazione “Substance”) e di settembre (operazione “Halberd”), non contrastati dalla Regia Marina, sia dagli intensificati lanci di aerei da caccia dalle portaerei (4 aviolanci a giugno e 2 a settembre), sia dai sommergibili che nel periodo avrebbero compiuto sedici approdi nei porti dell’isola.

Tutto il Tirreno, fino a settentrione della Corsica, lo Ionio ed il golfo della Sirte e quasi metà dell’Egeo erano nel raggio d’azione dei bombardieri basati a Malta, mentre gli aerosiluranti decollati da quell’isola arrivavano fino a Tripoli, al canale di Sicilia ed al settore meridionale del Tirreno. Gli aerosiluranti britannici erano ormai dotati di apparati radar che consentivano loro di scoprire i convogli e le navi nemiche a qualunque ora della notte o con nebbia fitta. Alcuni Wellington inoltre erano stati armati di radar da 30 miglia di portata (fascia esplorata di 60 miglia) ed avevano emettitori speciali che consentivano agli aerosiluranti di dirigersi su di loro appena avessero scoperto qualche obiettivo sulla superficie del mare.

Grazie all’accresciuto livello delle difese dell’isola di Malta, che in autunno poteva contare su un sistema contraerei particolarmente temibile con altri tre radar in aggiunta a quello esistente dall’inizio della guerra, da ottobre l’ammiragliato britannico aveva ricostituito a La Valletta una nuova formazione navale, denominata “Forza K”, composta ancora di unità di superficie, tutte provviste di radar. Tale formazione navale si rendeva disponibile grazie alla cooperazione fornita alla Royal Navy nel Nord Atlantico dalla “neutrale” marina statunitense.

In questo scenario, nel secondo semestre del 1941, si era sviluppata la cosiddetta “prima battaglia dei convogli” le cui vicende avrebbero quasi interrotto i rifornimenti dell’Asse per la Libia. Questo periodo era stato caratterizzato da una serie di piccoli scontri aeronavali ed era culminato in un trimestre (settembre-novembre), in cui la marina mercantile italiana aveva registrato la più alta percentuale di perdite di tutta l’intera guerra. Proprio a novembre si scatenava l’offensiva di Auchinleck, dopo due precedenti fallimenti, con la riconquista da parte dei britannici, in soli due mesi, di tutta la Cirenaica (op. Crusader).

Le perdite al naviglio mercantile e militare italiano erano state dovute soprattutto ai reparti aeronavali di Malta. Avevano causato, in particolare, sia la perdita delle grandi motonavi passeggeri adibite a trasporto truppe Esperia (agosto), Oceania e Neptunia (settembre), sia la distruzione dei convogli “Duisburg” e “Maritza” (novembre), contribuendo all’affondamento degli incrociatori Da Barbiano e Di Giussano carichi di fusti di benzina (dicembre). Il caso di questi incrociatori leggeri è rappresentativo di una situazione di grande necessità che aveva indotto la marina italiana a rischiare navi da guerra in compiti impropri, per l’impellenza di far giungere in Libia i necessari rifornimenti.

A queste azioni offensive britanniche aveva fatto riscontro la passività della Regia Marina che aveva continuato a manifestare un atteggiamento rinunciatario anche nelle situazioni più favorevoli e una deficienza di perspicacia e di intuizione nella condotta delle azioni navali.

Tabella 3: trasporti dall’Italia alla Libia nel periodo giugno-novembre 1941

Elaborazione dei dati dell’USMM (Dati Statistici)

Note:


[1] Destroyer, contrazione di “torpedo boat destroyers”, è un termine inglese, in uso anche presso la marina francese, col quale venivano classificate le siluranti corrispondenti ai cacciatorpediniere italiani.