Introduzione

A differenza di quanto si era verificato nella Grande Guerra, quando il potere marittimo era stato saldamente nelle mani dell’Intesa, nel secondo conflitto mondiale, con la scelta politica dell’alleanza continentale, all’Italia si era posto il problema delle comunicazioni marittime.

Se l’interruzione delle linee di traffico commerciale, mediterranee e transoceaniche, poteva essere compensata con l’aumento degli scambi terrestri con i paesi d’oltralpe controllati dall’Asse, invece sarebbero rimaste sempre obbligate le linee di rifornimento militare con i vari teatri di operazione che si sarebbero aperte nel corso della guerra (Libia, Egeo, Tunisia). Tale scenario avrebbe imposto un inedito confronto aeronavale tra la Regia Marina e la Royal Navy.

Il compito principale della Regia Marina era diventato la protezione e il mantenimento delle comunicazioni marittime “con andamento per meridiano”, cioè dai porti nazionali a quelli libici, ed il contrasto dei traffici di rifornimento avversari “con andamento per parallelo”, lungo la direttrice Gibilterra-Malta-Alessandria. Gibilterra e Alessandria erano le serrature per l’accesso agli oceani, Malta per le comunicazioni mediterranee. Tutte le chiavi erano detenute dai britannici.

Ufficialmente conosciuta come “Difesa del Traffico”, la “Battaglia dei Convogli” può essere definita come l’insieme delle operazioni aero-navali che, dal Giugno del 1940 al Settembre del 1943, aveva visto confrontarsi nel Mediterraneo da una parte le unità militari e mercantili italiane, impegnate a rifornire di uomini e materiali i fronti d’oltremare e dall’altra parte le forze navali britanniche, prima, ed Alleate, poi, che a tali azioni si erano opposte. I rifornimenti venivano assicurati con l’impiego sia di navi militari, quando il trasporto aveva particolare carattere di urgenza, sia di navi mercantili; quest’ultime talvolta in forma isolata ma, più spesso, in gruppi scortati, ossia in “convoglio”.

Nel complesso si era trattato di un’attività imponente che, per tutti i trentanove mesi del conflitto, aveva visto organizzare da e per i porti italiani d’oltremare oltre 4000 convogli, ben pochi dei quali erano sfuggiti all’offesa dei mezzi navali e aerei del nemico, soprattutto fra quelli diretti in Africa Settentrionale. La locuzione “Battaglia dei Convogli” è di solito riferita ai convogli diretti o provenienti dall’Africa Settentrionale, perché soprattutto su questa rotta si erano registrati gli scontri più cruenti e le perdite maggiori.

Per completare la trattazione almeno un cenno merita il traffico di cabotaggio svolto lungo le coste libiche, dai porti principali di sbarco ai terminali costieri a ridosso delle retrovie della linea di combattimento, e che aveva visto l’organizzazione di 756 convogli.

Sia per la ristrettezza del teatro operativo, sia per l’unicità dello scopo, sia perché non aveva avuto mai sosta, la “Difesa del Traffico” per il rifornimento dell’Africa Settentrionale è solitamente trattata come un’unica “Battaglia dei Convogli”, articolata in cinque periodi, secondo un approccio esclusivamente cronologico. Invece, in funzione dell’effettivo contrasto sostenuto, si individuano tre distinte “Battaglie dei Convogli”. Questa seconda interpretazione consente una più puntuale analisi dei risultati. Infatti, la “Difesa del Traffico” non aveva avuto uguale intensità nell’arco dei 39 mesi di guerra. Fino alla primavera del 1941 e nella prima metà del 1942 l’insidia nemica era stata inesistente o modesta mentre negli ultimi mesi di guerra era venuta meno la necessità di rifornire il fronte africano.

La storiografia ha sempre affrontato le “Battaglie dei Convogli” circoscrivendole alle attività della sola Regia Marina e focalizzando l’analisi solo al tragitto via mare dei rifornimenti. Solo recentemente si è iniziato ad ampliare tale analisi in un’ottica interforze e considerando anche l’apporto tedesco. Scorte, difesa antiarea dei porti, afflusso, carico e scarico dei materiali nei porti ecc., avevano coinvolto tutte e tre le Forze Armate, anche se in mancanza di una specifica organizzazione interforze. Il Regio Esercito, per esempio, era coinvolto sia negli Uffici Imbarchi e Sbarchi sia nelle Commissioni Allestimento e Imbarco presenti nei principali porti, con sovrapposizioni di poteri con la Regia Marina. Non può essere inoltre trascurato il ruolo fondamentale del potere aereo, che ha fatto delle “Battaglie dei Convogli” una questione aeronavale e non solo navale. Tra l’altro i convogli aerei avevano rappresentato, specie durante la campagna di Tunisia, un’alternativa indispensabile al trasporto degli uomini piuttosto che dei materiali. Per fare un confronto se in trentacinque mesi di guerra erano giunti in Africa settentrionale via mare circa 261.000 uomini e circa 2.200.000 tonnellate di materiali, per via aerea invece erano stati trasportati 240.000 uomini e 20.000 tonnellate di materiali (oltre ai 40.000 uomini e alle 14.000 tonnellate di materiali dei Transportgruppen tedeschi).