Nel maggio del 1940, un vecchio battello fluviale, il Pentcho, partì da Bratislava con a bordo oltre 500 ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste. Il viaggio, organizzato da associazioni sioniste e destinato alla Palestina, attraversò il Danubio, il Mar Nero e gli stretti del Mediterraneo, ma fu segnato da enormi difficoltà: il natante, inadatto a un tragitto tanto lungo, subì guasti meccanici e carenze di viveri, affrontò blocchi navali e l’ostilità delle autorità locali, prima di naufragare il 9 ottobre 1940 su uno scoglio disabitato del Mar Egeo, l’isolotto di Kamilanisi.
Abbandonati al loro destino, i naufraghi furono avvistati dagli inglesi, che non intervennero a causa della presenza di mine, ma la sorte cambiò quando il comandante Carlo Orlandi, al timone della nave italiana Camogli, decise di sfidare ogni rischio. Attraversando un mare pericoloso e sotto la minaccia di attacchi, Orlandi e il suo equipaggio salvarono tutti i 520 passeggeri del Pentcho, trasportandoli a Rodi.
Una volta a Rodi, gli ebrei furono accolti e assistiti, benché in condizioni difficili, e in seguito trasferiti nel campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria. Lì, molti di loro trovarono rifugio fino alla fine della guerra, salvandosi così dai campi di sterminio nazisti. Tra i sopravvissuti, vi erano giovani, famiglie e bambini, alcuni dei quali hanno contribuito a mantenere viva questa memoria.
La figura di Carlo Orlandi, a cui la Slovacchia ha riconosciuto la medaglia del Presidente della Repubblica per il coraggio e l’umanità dimostrati, resta centrale in questa vicenda. Il suo gesto non è solo un simbolo di speranza, ma anche un esempio di come, in mezzo alla tragedia, il coraggio di pochi possa salvare la vita di molti.
I naufraghi del Pentcho a Kamilanisi
Foto da Il Napoletano - La leggenda del Pentcho
Il campo di Ferramonti di Tarsia
"Il rifugio precario" - Klaus Voigt
La storia del salvataggio degli ebrei del Pentcho trasportati dalla nave Calino rappresenta una testimonianza unica di solidarietà e resilienza umana nel contesto delle drammatiche vicende della Seconda Guerra Mondiale. La loro salvezza si concretizzò grazie all'intervento della nave italiana Calino, che trasportò 200 di questi sopravvissuti verso l'Italia. Questo salvataggio rappresentò un atto di umanità in un periodo segnato da immense tragedie e privazioni.
Le pressioni per il trasferimento dei naufraghi cominciarono ad avere effetto a partire dalla primavera del 1941, quando, anche a seguito della riapertura del canale di Corinto, le comunicazioni con l'Italia erano diventate più agevoli.
Si apriva, finalmente, la possibilità di trasportare i naufraghi "in una parte qualsiasi del Regno, dove il loro mantenimento [avrebbe potuto] essere a carico di un ente ebraico di assistenza"
Il Ministero degli Affari Esteri, tuttavia, faceva ancora resistenza su un trasferimento in massa, con la motivazione che il numero degli internati ebrei nella penisola era troppo elevato e proponeva di portare in Italia solo quelli di nazionalità polacca.
Il governatore Campioni che stava conducendo queste ultime trattative rimase fermo sulle sue posizioni, continuando a chiedere il trasferimento di tutti i naufraghi.
A cedere furono le autorità italiane che, finalmente, richiesero l'elenco contenente le generalità dei naufraghi suddivisi per famiglie "dati indispensabili per poterli sistemare".
Tuttavia fu solo all'inizio del mese di gennaio del 1942 che, finalmente, il Ministero dell'Interno dette l'autorizzazione alla partenza dei "noti profughi da sgomberare".
Il primo trasferimento fu operato dalla motonave Calino che trasportò in prevalenza bambini e persone anziane e giunse a Bari l'11 febbraio del 1942; per il secondo fu impiegato il piroscafo Vesta che, partito qualche settimana dopo, arrivò nel capoluogo pugliese il 15 marzo.
I primi di marzo, Otto Mandler, il corrispondente di Kalk a Ferramonti, nel comunicare a Milano la novità dell’arrivo di un nuovo gruppo di internati, racconta: “Ieri è giunto da Rodi il primo gruppo di naufraghi composto da 201 persone; la 201° persona è un bambino di tre settimane nato a bordo durante il viaggio. Trattasi di persone sole e di famiglie intere con complessivamente 35 bambini molti dei quali ancora in tenera età. Un altro gruppo di oltre 300 persone è rimasto a Rodi, ma verrà trasportato quanto prima con la medesima nave non appena essa farà ritorno all’Isola. Tutti gli arrivati si trovano in stato di estrema prostrazione e sono molto denutriti. La miseria ed il bisogno sono scritti sulla faccia di tutti; il loro aspetto ci ha talmente impressionati che abbiamo subito iniziato tra noi internati una colletta per porgere loro i primi soccorsi; l’esito di questa colletta ha superato le nostre previsioni. Ho provveduto a distribuire ai bambini latte condensato, oggetti di vestiario e giocattoli ed è inutile dire che tutto è andato letteralmente a ruba, specialmente i giocattoli; la gioia dei piccoli è indescrivibile poiché molti di essi ricevono per la prima volta in vita loro giocattoli. Ma tutto ciò è naturalmente nulla in confronto al bisogno; prego perciò di inviare urgentemente soccorso sia per i piccoli e sia per i grandi tra i quali vi sono numerosi malati. Oltre agli aiuti in denaro, occorrono indumenti, specialmente scarpe, ricostituenti e prodotti a base di vitamine e olio di fegato di merluzzo”. I primi aiuti inviati dalla Mensa dei Bambini consistono in 6.000 lire in contanti, un assegno di 3.500 lire e una sovvenzione di 150 lire all’Ospedale di Cosenza, per favorire, in caso di necessità, il ricovero degli ex naufraghi del Pentcho. Successivamente arriveranno a Ferramonti anche sussidi fissi mensili in contanti, indumenti e scarpe, medicinali e ricostituenti, libri e materiale scolastico, giocattoli e dolciumi, e verranno costruiti nuovi servizi igienici e docce. In generale, il primo impatto degli ebrei provenienti da Rodi con il resto degli internati è negativo, ma gli ex naufraghi del Pentcho riescono comunque ad ottenere l’apertura di una propria Sinagoga, l’organizzazione di conferenze sul sionismo, e l’insegnamento dell’ebraico a scuola.
Tra i 200 ebrei trasportati, si osserva una leggera predominanza di uomini rispetto alle donne: • Maschi (M): 113 individui, pari al 56,5% del totale. • Femmine (F): 87 individui, pari al 43,5% del totale. Questa distribuzione può essere attribuita a fattori storici e sociali legati alla composizione delle famiglie e alle difficoltà logistiche nel garantire la fuga di interi nuclei familiari.
L'analisi delle fasce d'età evidenzia una composizione eterogenea:
• 0-10 anni: 17 individui (8,5%). • 31-40 anni: 40 individui (20%).
• 11-20 anni: 19 individui (9,5%). • 41-50 anni: 46 individui (23%).
• 21-30 anni: 38 individui (19%). • Oltre 61 anni: 40 individui (20%).
La presenza significativa di adulti tra i 31 e i 50 anni riflette il ruolo centrale di questa fascia nella sopravvivenza familiare e nella capacità di affrontare le difficoltà del viaggio. Tuttavia, la presenza di bambini e anziani sottolinea l'urgenza e la drammaticità della situazione.
L’analisi delle nazionalità evidenzia un elemento cruciale della condizione ebraica nel contesto europeo della Seconda Guerra Mondiale: l’apolidia.
• Apolidi: 90 individui (45%), di cui 32 femmine e 58 maschi.
• Nazionalità più rappresentate: Germania: 30 individui (15%); Slovacchia: 52 individui (26%); Polonia: 14 individui (7%).
La condizione di apolide riflette la perdita di diritti civili e della cittadinanza, una delle prime conseguenze delle persecuzioni razziali e delle leggi discriminatorie promulgate nei paesi occupati dai nazisti.
I luoghi di nascita dei trasportati testimoniano la diaspora degli ebrei in fuga da diverse regioni europee:
• Europa orientale: Slovacchia, Polonia e Ucraina emergono come principali aree di provenienza.
• Europa occidentale: Germania e Austria, rappresentate in misura minore, riflettono l’impatto della persecuzione anche nelle aree più sviluppate.
Questa distribuzione evidenzia l’ampia estensione geografica della crisi umanitaria e il ruolo centrale dell'Europa orientale come epicentro delle deportazioni e delle fughe.
Un evento particolarmente significativo è rappresentato dalla nascita del bambino Benito Ehrlich, figlio di Bella Ungar, avvenuta a bordo della Calino. Questo evento straordinario simboleggia la speranza e la continuità della vita, anche in mezzo a circostanze estreme.