La terza battaglia dei convogli

Dall’11 novembre 1942 iniziava una nuova battaglia dei convogli, combattuta per il rifornimento della Tunisia, che era stata occupata dall’Asse in seguito agli sbarchi degli Alleati in Marocco ed Algeria dell’8 novembre. Nei primi mesi la “terza battaglia dei convogli” (novembre 1942 - maggio 1943) si sarebbe svolta contemporaneamente a quella sempre più circoscritta per il rifornimento della Libia. Settantatré giorni di sovrapposizione: dal 12 novembre, con l’arrivo a Biserta del primo convoglio, fino alla caduta di Tripoli, il 23 gennaio 1943. In seguito allo sfondamento dell’VIII Armata britannica a el Alamein, il 4 novembre, il fronte africano sarebbe indietreggiato, in tre mesi, di 2.500 chilometri verso occidente. Dalla fine di novembre solo il porto libico di Tripoli sarebbe rimasto nelle mani dell’Asse.

Le differenze tra la terza e la seconda battaglia dei convogli non risiedevano però solamente nei porti di destinazione dei rifornimenti (Tunisi e Biserta anziché Tripoli), ma soprattutto nello scenario in cui si combattevano.

La schiacciante superiorità aerea conseguita in concomitanza con l’avanzata in Africa del Nord aveva condotto inevitabilmente gli Alleati alla totale supremazia aeronavale, di cui naturalmente risentivano i traffici marittimi italiani, costretti ad alimentare un esercito ormai in disperata lotta di contenimento. In questo contesto Malta aveva assunto un ruolo determinante.

Malta il 20 novembre del 1942 era stata nuovamente raggiunta via mare da un convoglio di quattro mercantili partiti da Alessandria (operazione “Stoneage”). L’ultimo convoglio, per altro falcidiato, era approdato sull’isola ad agosto. Da allora i pochi rifornimenti arrivati a Malta erano stati dovuti esclusivamente ad azioni isolate di sommergibili ed aerei. Invece, dal mese di novembre Malta aveva incrementato di molto la propria efficienza potendo finalmente contare sulla continuità dei rifornimenti. L’avanzamento del fronte africano verso ovest aveva aperto infatti definitivamente le comunicazioni da Oriente.

L’isola era diventata la base di partenza per bombardieri ed aerosiluranti sempre più numerosi, cui si erano aggiunti quelli provenienti dalle basi egiziane e poi quelli dalle appena conquistate basi cirenaiche ed algerine. Nell’isola dal 27 novembre era stata nuovamente ricostituita la “Forza K” (incrociatori leggeri Cleopatra, Dido e Euryalus e quattro destroyer) e successivamente vi erano stati dislocati sommergibili e motosiluranti britannici ed americani. Nello stesso periodo, alcuni sommergibili avevano operato anche da basi algerine e nella base di Bona era stata creata una nuova formazione navale, denominata “Forza Q” (incrociatori leggeri Aurora, Sirius e Argonaut e due destroyer).

Invece, la Regia Marina combatteva la “terza battaglia dei convogli” esclusivamente con le unità minori di ogni tipo. Le navi maggiori, al comando delle quali dal 5 aprile sarebbe subentrato l’ammiraglio Carlo Bergamini al posto di Iachino, erano del tutto assenti perché la mancanza di nafta, l’allontanamento dalle basi meridionali e le caratteristiche del nuovo teatro bellico, ne avevano impedito quell’impiego a protezione del traffico che tanto spesso era stato effettuato in Mediterraneo centrale.

Perduta definitivamente la Libia (23 gennaio 1943), le ultime speranze di resistenza in Africa erano state concentrate in Tunisia. Le rotte marittime tra l’Italia e l’Africa erano ora ridotte (150 chilometri dalla Sicilia a Capo Bon per circa 10 ore di navigazione) e godevano di una maggiore distanza da Malta. Su questo “braccio di mare”, che separava i reparti del Regio Esercito in terra africana dalla madrepatria si sarebbero consumate, fino al crollo definitivo in Africa (13 maggio 1943), le ultime ed esigue risorse della marina mercantile italiana e delle sempre più assottigliate e logore navi di scorta; per tale ragione sarebbe stato chiamato “rotta della morte”.

I convogli per la Tunisia, in partenza da porti obbligati (Napoli o Livorno), dovevano percorrere rotte obbligate fra i campi minati, per alcuni tratti attraverso varchi molto stretti. Ciò aumentava fortemente, malgrado la navigazione avvenisse di notte, le possibilità dell’offesa avversaria che si sviluppava con mezzi ingenti e molteplici. A nord del Canale di Sicilia, operavano gli aerosiluranti, a ovest della Sicilia, gli incrociatori dotati di radar e, presso Capo Bon e a nord di Biserta, le motosiluranti. I sommergibili agivano, invece, presso i porti di partenza e sulle rotte d’altura. Ovunque incombevano le grandi formazioni di bombardieri. Nessuna nave poteva sfuggire all’una o all’altra offesa. L’insidia aerea si sarebbe dimostrata la più efficace. Il 67% delle perdite (affondamenti o danneggiamenti) di navi da guerra o di mercantili sarebbe stato causato da attacchi aerei, ai quali è anche da ascrivere la causa della maggior perdita di mercantili nei porti piuttosto che in navigazione.

Le difficoltà manifestate dalla Regia Marina nella protezione del traffico tunisino avevano acuito le incomprensioni con la marina tedesca. In primavera i tedeschi avevano finalmente ragione delle resistenze dell’alleato mediterraneo in materia di autonomia operativa. Per la specifica esperienza maturata nel Baltico, il viceammiraglio Ruge col suo Stato Maggiore veniva aggregato a Supermarina con responsabilità operative nell’organizzazione del traffico con la Tunisia. Ufficiali e marinai tedeschi sarebbero stati imbarcati su tutte le unità impiegate nel traffico tunisino e altri sarebbero stati assegnati ai comandi Marina di Napoli, Messina, Palermo, Trapani e Tunisi. Ufficiali tedeschi avrebbero assunto, alternativamente a quelli italiani, l’incarico di capo convoglio. Infine, tutte le navi reperibili e idonee per essere assegnate a compiti di scorta sarebbero state requisite, trasformate e prese in consegna dal personale tedesco. Si trattava di una grave capitolazione di fronte alla sempre meno controllabile arroganza dell’alleato, presagio di quanto di più grave sarebbe accaduto con l’armistizio.

Tabella 5: trasporti dall’Italia alla Tunisia nel periodo novembre1942-maggio1943

Elaborazione dei dati dell’USMM (Dati Statistici)